TESTIMONIANZE di alcuni emotivi

Uscire dall'isolamento (Charlie B.)

Mi sono sempre sentito solo. Dentro di me avevo la sensazione di sentirmi diverso, in un certo senso un outsider. Sono cresciuto in una famiglia distante emotivamente e infelice. Mamma e papà erano entrambi due persone insicure che non amavano se stessi. 

Forse non è una sorpresa che sia venuto fuori confuso su cosa significasse essere una persona o essere parte di una famiglia. Odiavo il dramma e l’ansia che ci accompagnava costantemente, come una musica che era sempre troppo rumorosa.

Senza rendermene conto mantenevo una sorta di distanza di sicurezza nelle relazioni. Ad esempio, ero vicino solo a uno dei miei fratelli, e neanche molto. Quando giocavamo eravamo sempre competitivi e litigiosi. Era più grande di me e poteva farmi del male; di tanto in tanto quindi dovevo stare in guardia.

Sono diventato una persona timida, partecipavo agli avvenimenti con molta prudenza. Poche persone, soprattutto pochi adulti, sembravano in grado di entrare in contatto con me. Ciò aumentava la mia vergogna e il senso di inadeguatezza e alimentava un costante senso di disperazione. Sarei mai riuscito ad adattarmi alla vita? Non ho mai veramente capito cosa desiderassi dagli altri, dalla vita, dal mondo.

I primi momenti difficili che ho avuto sono stati determinati dalla droga e dalla dipendenza dal lavoro. Ho trovato sollievo cercando aiuto nella terapia e nei Dodici Passi. Ho ottenuto la sobrietà dai miei comportamenti distruttivi di abuso e superlavoro. Tuttavia mi sentivo ancora ansioso e infelice.

Guardando indietro, vedo che ciò che ha realmente rallentato il mio recupero era la mia profonda abitudine all’isolamento. Senza accorgermene, volevo allo stesso tempo godere della compagnia delle persone e mantenere uno distanza di sicurezza.

Quindi, mi sono concentrato su come ero diverso dai miei amici del programma anziché su come eravamo tutti uguali.  Ho anche tenuto le distanze vedendomi un po’ più avanti rispetto agli altri, il che era ovviamente non era vero. Il mio vero gioco consisteva nell’evitare il mio lavoro di crescita giudicando il modo in cui le altre persone lavoravano i loro programmi. Alla fine delle riunioni, volevo solo uscire e andarmene da lì.

È stato quando ho toccato un ennesimo fondo emotivo che mi sono reso conto che semplicemente non sapevo come relazionarmi sinceramente con altre persone nel mio gruppo dei Dodici Passi o nella mia vita. Fu in quel momento che ho trovato Emotivi Anonimi.

Immediatamente ho sentito che mi trovavo insieme a persone che avevano lo stesso mio problema. Si sentivano impotenti di fronte alle loro emozioni e stavano guarendo stando insieme! Improvvisamente la mia dipendenza dalla droga e dal lavoro avevano senso; stavo veramente cercando di evitare le mie emozioni di ansia e vergogna che spesso stavano in sottofondo.

La prima cosa che avevo davvero bisogno di accettare, per poter guarire veramente, era il fatto di essere impotente di fronte a queste emozioni che per me erano abituali. Un primo suggerimento per il primo passo è stato quello di scrivere due liste: la prima lista riguardava tutte le volte e i modi in cui mi ero sentito impotente di fronte alle mie emozioni; la seconda lista aveva a che fare con tutte le volte in cui queste emozioni mi avevano causato problemi o avevano reso ingestibile la mia vita.

Riguardando queste liste ho potuto vedere che la mia abitudine più dolorosa era negare o resistere alle mie emozioni. Posso vedere ora che ero impotente nel gestire i miei problemi emotivi.

Ho iniziato pian piano ad avvertire un cambiamento interiore: stavo avendo più legami.

Una svolta fondamentale è avvenuta un giorno in cui un membro di EA più esperto mi ha invitato a una colazione della fratellanza: è stato divertente! Abbiamo riso e parlato di molte cose. E’ diventato il mio sponsor.

Le riunioni della fratellanza sono continuate. Ho iniziato a vedere il lato umano di questi nuovi amici. Davvero, stavo solo iniziando a praticare come stare con le persone, imparando a essere realmente aperto, onesto e giocoso. Avevo alcuni amici fuori dal programma, ma è stato gratificante condividere un’intenzione più profonda di recupero e crescita con i miei amici EA.

Prima del recupero il mio obiettivo nascosto era dimostrare che potessi stare sempre da solo: stavo semplicemente riproducendo l’esperienza della mia famiglia e della mia infanzia. Lavorando sui miei vecchi modi di comportarmi, riconoscendo lo schema che avevo riproposto per tanti anni, sono cresciuto nella fiducia verso Dio e i miei nuovi amici EA.

Ora credo che imparare a fidarsi e a sentirsi al sicuro è alla base del mio recupero. All’inizio credevo che aprirmi in una relazione mi rendesse vulnerabile e ciò mi rendeva insicuro; col tempo ho iniziato a discernere quali luoghi e quali persone fossero sicure. Pian piano ho imparato ad assumermi il rischio di essere autentico e disponibile, cosa che mi ha permesso di avere nuovi legami: ho capito che le persone che si mettevano in relazione fra di loro dovevano correre il rischio di non essere sempre al sicuro; questo significava che dovevo essere disposto a  correre il rischio di essere ferito per poter avere dei legami.

Finalmente ho imparato atteggiamenti e limiti che mi permettevano di essere al sicuro in un mondo più vasto. Nella mia cerchia e nelle mie amicizie ora sperimento il tipo di amore e connessione che molte persone sognano. Le promesse si stanno realizzando.

Sono attivo e vicino alla mia famiglia e ai miei amici. Ho un ruolo significativo nella comunità: la mia capacità di amare, la mia forza e la mia saggezza sono apprezzati da tutte le persone con cui sono entrato in contatto. So che sono incompleto senza il loro amore, la loro forza e la loro  saggezza.

L’altro rifugio che ho scoperto è stato il mio Potere Superiore. Il mio Potere Superiore vuole che io sia felice, al sicuro e fiducioso nella vita. Gli parlo e gli faccio domande, considerandolo la mia guida, tutti i giorni. Ho sempre voglia di riposare dentro questo amore e di conoscere chi sono grazie alla relazione con lui.

Quando vedo delle persone nuove che stanno affrontando il loro recupero, vedo la voglia di legami sinceri nei loro occhi. Posso anche vedere la paura che li tiene lontani dal fare un passo verso gli altri e il Potere Superiore.

Spero che faranno il Primo Passo ammettendo di essere impotenti di fronte alle loro emozioni.

Spero che correranno il rischio di conoscere e di mostrare chi sono. Spero che possano vedere come le loro emozioni abituali e le paure hanno creato in loro isolamento e separazione dagli altri; la mia convinzione è che una migliore comprensione di questo concetto, nelle prime fasi del recupero, possa spalancare la porta alla gioia. Devo afferrare le mani delle persone che stanno percorrendo questo sentiero con me. E’ molto più semplice… essere aperti e connessi con i miei amici EA e Dio è gioioso e appagante.